Martedì 4 Giugno 2019, le classi della sezione E della Scuola Secondaria di Primo Grado di Scardovari, con la partecipazione di Rossi Nicole della classe 2^ A di Ca’ Tiepolo, accompagnate dai docenti Sara Cavicchio, Argia Elisabetta Moretto, Eleonora Magnabosco, Ilenia Banin, Silvana Marchesini e Jerry Ercolini, si sono imbarcate da Chioggia/Sottomarina - Isola Dell’Unione sulla motonave “Calypso” della Raffaello Navigazioni con destinazione Murano, Burano con passaggio accanto Riva degli Schiavoni di Venezia.
Emozionante il percorso nella laguna veneta, costeggiando i litorali di Pellestrina, San Pietro in Volta, Alberoni, Malamocco, imboccando i canali di S. Spirito e dell’Orfano. La navigazione ha poi continuato sfiorando le isole di Poveglia, San Clemente, Giudecca e San Giorgio fino a raggiungere l’isola di Murano.
Dall’attracco della motonave, proseguendo lungo le fondamenta del Rio dei Vetrai, abbiamo raggiunto la fornace, dove ci aspettava il maestro vetraio. L’esibizione della lavorazione del vetro è durata all’incirca 20 minuti, con relativa spiegazione, nessuno di noi è rimasto indifferente quando il bolo a 800 gradi Celsius è stato lavorato, un ammasso incandescente, su lunga canna metallica, quasi liquido è sempre stato tenuto in movimento per evitare di colare a terra. Il maestro vetraio ha esibito grande conoscenza ed esperienza, lavorando con spatole e la pinza chiamata “borsella”; davanti ai nostri occhi ha creato una coppa ed un cavallino, siamo rimasti a bocca aperta.
La guida ci ha raccontato che il vetro è composto principalmente da sabbia silicea purissima, proveniente dalla Francia che assume le diverse colorazioni con l’aggiunta di ossidi metallici: ferro per il verde, cobalto per l’azzurro, oro o rame per il rosso, stagno per i vetri lattici. Il composto, con piccolissime aggiunte di altre sostanze, viene fuso ad altissime temperature, trasformandosi in vetro colorato. Ogni colore è caratterizzato da un diverso ossido che ne determina l’intensità in base alla quantità usata. Il maestro, con abilità, soffia o modella il pezzo, raggiungendo sempre la forma e le dimensioni desiderate. Il pezzo realizzato, ancora molto caldo, viene infine introdotto nella “tempera”, (lungo forno di raffreddamento a nastro). Gli oggetti soffiati e temperati vengono portati nel reparto moleria, dove vengono rifiniti a freddo da esperti che procedono alla levigatura o ad altri tipi rifinitura a ruota diamantica.
Risaliti a bordo, dopo 15 minuti di navigazione, siamo attraccati a Burano. Ci siamo trovati in un prato verde, poi proseguendo ci siamo incamminati sulle rive che portano alla via principale.
Arrivati a Piazza Galuppi, l’unica dell’isola, abbiamo notato anziane signore ricamare l’originale merletto ad ago buranello con il loro tombolo.
Siamo rimasti affascinati dalle case colorate tutte della stessa dimensione a due piani, che si riflettono nelle acque verdi dei canali, i colori delle case, oggi sono diventati la caratteristica principale dell’isola. Si narra che erano i pescatori a dipingere la propria casa, al fine di riconoscerla da lontano, rientrando da lunghi periodi di assenza dedicati alla pesca.
Prima di riprendere la motonave abbiamo assaggiato e comprato presso una pasticceria i famosi “Bussolà” dolcetti tipici al burro.
La loro origine è legata alla Pasqua, giorno in cui gli abitanti di Burano, avvolgevano alla biancheria questa profumatissima delizia appena sfornata e la piacevole fragranza del burro si diffondeva in tutta la casa.
Risaliti nuovamente a bordo della motonave, il capitano della Calyspo ha variato percorso passando per Rio degli Schiavoni che prende il nome dai mercanti provenienti dalla Dalmazia, chiamata anche Schiavonia, qui approdavano con le loro navi.
Infine, fiancheggiando l’isola di San Giorgio Maggiore, e l’isola della Giudecca, abbiamo ripreso la rotta per Chioggia.
Il nome di Venezia significa luogo, o terra dei Veneti. Il nome latino deriva dall’etnico Veneti, ovvero “abitanti accanto al fiume o alla sorgente”, ma secondo una tradizione antica marinara il nome di Venezia combina le parole latine “veni etiam” = sono tornato ancora, a sottolineare il desiderio che rimane, in chi l’ha vista una prima volta, di voler tornare.
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